non vorrei risultare monotematica.Però credo che questo periodo della mia vita sia degno d’essere trascritto su queste pagine.E questo capitolo del mio percorso si intitola “B.”
Sabato notte dopo il concerto ho avuto un incidente.Distrazione mia e dell’altro conducente.La macchina di mio padre sfondata per metà.Il mio braccio sinistro livido.La mia mano destra a riportare segni di rabbia sfogata sul cofano dopo l’impatto.Lei.Li.
“Cazzo!Cazzo!Cazzo!” queste le ultime parole che ha sentito da me ma è schizzata fuori dall’auto insieme agli altri per paura della puzza di benzina.Io sono rimasta all’interno.Il braccio sembrava stesse per scoppiarmi.Ho controllato il finestrino .Integro.Sentivo le schegge dentro la carne.Ma era solo la botta.Una botta atroce.
Non vedendomi fuori è tornata di corsa all’auto.Ormai stavo uscendo con la mano a stringere quel dolore lancinante.Ho visto paura nei suoi occhi.Io ne avevo più di lei.Non mi sono lasciata toccare.Ho visto la mia vita infrangersi.Ho dovuto ragionare in fretta.Nessuno tranne me sembra essersi fatto nulla.Questo è importante.
Li ho quasi uccisi.Cazzo.
Le conseguenze economiche e morali di questo fatto le lascio immaginare.
Un carro attrezzi ci ha portate via dal gelo delle 6 di mattina.Ha lasciato l’auto parcheggiata sotto il mio appartamento.Noi.Siamo andate a casa.
E’ stata li con me.Ha aspettato invano che prendessi sonno.Poi ,piccola,è crollata.
Il giorno dopo mi ha scaldato con lunghi silenzi.Prendendomi le mani.Facendomi coraggio.Solo alle otto di sera ho avuto il coraggio di andare a casa dei miei e spiegare l’accaduto.
Nella confusione più totale lei è riuscita a d essere costante presente.Forte.
Ieri mattina mi ha obbligata ad andare a lezione.L’ho trovata li.A seguire una materia che non è nel suo piano di studi.Per me.Per darmi un motivo.Una ragione per alzarmi la mattina.”Se saprai che io sono li ad aspettarti verrai…”
Si.Si.SI.
Finita lezione è riuscita a convincermi ad andare al pronto soccorso.L’avevo detto.Nulla di grave.Ma non era tranquilla lei.Quindi ho messo da parte l’orgoglio.E le ho dato un sollievo.
“Andiamo a mangiare…”
Siamo a piedi.La mia macchina è stata sequestrata dai miei in cambio dell’enorme danno che ho recato a quella di mio padre.Sono 6 anni che non mi sposto con i mezzi pubblici.Mi sento come se non avessi le gambe.Non conosco tragitti.Ne punti di scambio.Sono bloccata.Sono straniera.Sono come lei.
Prendiamo il primo auobus che capita arriviamo in periferia.Sono nervosa.Lei mi sorride.”Volevo solo stare con te!Non importa dove…mi va bene anche un autobus!”
Come faccio a non amarti?
Dimmelo!
Piove.Piove.Piove.Arriviamo finalmente dove volevo farti assaggiare una pizza buonissima.Finalmente un po di pace.
Come al solito ci raccontiamo delle nostre disgrazie.Ci difendiamo raccontandoci quanto possiamo essere pericolose l’una per l’altra.Parlando finiamo dinuovo sotto la pioggia.Camminando per 45 minuti fino a casa mia.
Mi ha costretta a studiare.
E’ stata li a vegliare sulla mia concentrazione.Si è addormentata.Ha provato a risolvere degli esercizi con me.Poi ha preparato la cena.
Mi ha confessato le sue paure.
Rimarrà a Roma solo se troverà la forza di fare tanti enormi passi.Ma mi guarda negli occhi e dice che vuole rimanere.Che la cosa più importante è rimanere.E io le credo.E io l’aiuterò.E io sento che nn ce la farei a vederla andare via.
Si va a letto emotiamente stanche.Si fa l’amore per ritrovare i sorrisi.Ci si innamora della magica mistura della nostra pelle.
Ci addormentiamo nude.
Ci svegliamo.Il buon giorno più dolce della mia vita.
Odore di caffè…
Come faccio a non amarti?
Tutto quello che vorrei è con me.
Tutto.
Troppo Tutto.
Sono a al lavoro, scrivo.Probabilmente ho la febbre e questo post non verrà riletto quindi sarà e rimarrà pieno di errori.
Dovevo scrivere per poter ricordare.
Peccato che non posso lasciare quì il suo odore.
You’re my strenght…I’ll be yours…